Vino naturale, la pugliese Mina Del Prete: «Sogno una certificazione ufficiale»

«Mio padre Natalino ottenne quella biologica negli anni Novanta. Oggi io vorrei vedere nuove regole»

«Questa mattina ho parlato con Gilles Azzoni, uno dei padri dell’Association des Vins Naturels, con cui concordo: il movimento del vino naturale dovrebbe seguire le orme di un sindacato come la Vignerons Indépendants de France, equivalente della Fivi italiana, e chiedere al ministero dell’Agricoltura una certificazione ufficiale del vino naturale. Qualcosa che dica “questo vino è fatto in questa maniera”».

Così Mina Del Prete, figlia del noto produttore di vini naturali pugliesi Natalino Del Prete, intervenuta ieri durante una conferenza digitale organizzata dall’avvocato eno-alimentare brindisino Stefano Palmisano.

La certificazione – ha aggiunto Del Prete – è per me un dovere nei confronti del consumatore e deve rappresentare qualcosa di molto chiaro anche per gli operatori del settore. Alcuni amici, che ci conoscono bene, da anni, mi chiedono ancora cosa significa “vino naturale” e che differenze ci sono con i vini biologici e i vini biodinamici».

Sempre secondo la produttrice, «il vino, essendo un alimento, necessita almeno di qualcosa che dica in modo chiaro come viene prodotto»: «Non dico sia necessario mettere tutti gli ingredienti in etichetta, perché la proposta sembra ormai tramontata, ma almeno fornire maggiore chiarezza».

Una proposta, come precisato dalla stessa Mina Del Prete, che «non vuole essere denigratoria per i produttori cosiddetti “convenzionali”». «Ho molta stima di diverse cantine convenzionali che lavorano bene e rispettano l’ambiente e la salute delle persone. Siamo tutti liberi. Trovo solo corretto rendere manifeste le regole del vino naturale».

Mina Del Prete non parla senza esperienza. Il padre, Natalino Del Prete, è stato uno dei primi produttori pugliesi a chiedere e ottenere, già negli anni Novanta, la certificazione biologica per i propri vigneti di Negroamaro, Primitivo e Aleatico, nel Salento.

Nella cantina di San Dònaci (BR), da sempre, nessuna filtrazione o chiarifica e ricorso esclusivo ai lieviti indigeni. L’unico «lusso»? La temperatura controllata per le fermentazioni.

«Scusate il giro di parole – ha chiosato la figlia Mina – ma per mio padre Natalino è stato “naturale” chiedere in quegli anni una certificazione, per far sapere alla gente quale fosse il suo approccio in vigna e in cantina.

Continua ancora oggi a lavorare come allora, con l’unico intento produrre un vino che, se non può dare salute, quantomeno la mantenga. Oggi vorrei che lo stesso avvenisse con il vino naturale, attraverso una certificazione ufficiale».

Nella storia della Repubblica italiana, è solo uno il ministro dell’Agricoltura che si è esposto sul tema delle regole del vino naturale. Si tratta di Gian Marco Centinaio, intervistato in esclusiva proprio da WineMag.it il 26 marzo 2019.

La patata bollente, oggi, sarebbe in mano al ministro Stefano Patuanelli, con lo stesso Centinaio attualmente nel ruolo di Sottosegretario di Stato al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Prosit.

Vino naturale, il ministro Centinaio a WineMag: “Il settore va regolamentato”

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